Cos’è l’autismo?
Il Disturbo dello Spettro dell’Autismo (DSM-5-TR, APA 2022) è un Disturbo del Neurosviluppo caratterizzato da due dimensioni:
- Deficit nella comunicazione non verbale e nella pragmatica della comunicazione (regolazione espressiva e ricettiva di non detti, inferenze, sottintesi, modi di dire, metafore ecc.) che hanno una ricaduta sulla regolazione dell’interazione sociale reciproca;
- Presenza di interessi ristretti e assorbenti, rigidità di pensiero, pensiero concreto, stereotipie motorie, ecolalie, percezioni sensoriali alterate.
Sebbene la prevalenza dei maschi sulle femmine sia 4:1 (CDC, 2022) e nonostante siano anni che si parla di caratteristiche peculiari nelle donne, né i manuali diagnostici né i criteri delle diverse edizioni del DSM e dell’ICD, che si sono susseguite negli anni, hanno mai differenziato i sintomi dell’autismo tra le donne e gli uomini.
È importante definire quali siano le tappe dello sviluppo che i bambini e le bambine autistiche raggiungono in modo diverso.
Le bambine e i bambini autistici mostrano difficoltà nell’acquisizione della comunicazione non verbale e della pragmatica della comunicazione.
Sviluppano un differente senso del dettaglio, una diversa modalità di percepire attraverso i sensi, un modo peculiare di scaricare la sovraeccitazione che si manifesta molto spesso attraverso comportamenti stereotipati.
Tutte queste caratteristiche sono, in forma estremamente variabile, presenti in tutti i bambini con autismo e sono indicative delle tappe di sviluppo.
Le caratteristiche autistiche su cui il genere può avere un’influenza più rilevante, sembrano essere:
- Le strategie di comunicazione non verbale
- Il gioco di far finta e le sue ricadute in età adulta
- L’accesso al pensiero astratto e la condivisone delle emozioni
- Il masking, l’imitazione e l’adattamento
- Le percezioni sensoriali, la maternità e la sessualità
Le strategie di comunicazione non verbale nelle donne e nelle persone autistiche
Sebbene tutte le persone autistiche incontrino difficoltà nell’ambito della comunicazione non verbale è molto probabile che, in questo ambito, un fattore di genere giochi una sua parte.
Le donne sembrano essere di per sé e per loro natura più portate a gestire la comunicazione non verbale, che è la strategia di comunicazione essenziale durante la gravidanza e nell’allevamento dei bambini nei primissimi mesi e anni di vita.
Le persone autistiche non hanno problemi nell’usare il contatto di sguardo per controllare l’ambiente e per riconoscere le persone.
Incontrano invece una difficoltà profonda nell’utilizzare il contatto di sguardo per regolare l’interazione sociale reciproca con gli altri.
Il contatto di sguardo per regolare l’interazione sociale reciproca è a tutti gli effetti una forma di comunicazione non verbale.
L’esperienza clinica ci fa notare che i bambini autistici tendono a guardare meno delle bambine autistiche e che sembra che le donne facciano meno fatica a trovare un proprio adattamento.
Il gioco di far finta: differenze tra bambini e bambine
Difficilmente i bambini autistici, nei primi 6 anni di vita, sviluppano un interesse spontaneo nel gioco di far finta.
Quasi mai arrivano spontaneamente a usare questo tipo di gioco in modo autonomo per elaborare le piccole e grandi emozioni della loro vita di bambini.
L’esperienza clinica mostra come i maschi ricerchino molto poco se non per nulla questo tipo di gioco.
Sono attratti principalmente da giochi come le costruzioni o il mettere in lunghe file certi tipi di giocattoli e oggetti, come, per esempio, le macchinine.
Le bambine autistiche, invece, più spesso dei maschi, sviluppano spontaneamente un certo interesse nel gioco di far finta, ma lo mettono in atto in modo peculiare.
Per esempio, mettono in scena solo le storie che vedono nei cartoni animati preferiti o lo fanno solo rispetto a cose vere (si può far finta di essere un’esploratrice ma non di essere una principessa), oppure giocano a far finta solo se hanno il giocattolo giusto (la cucina, la borsa del dottore ecc.)
L’autismo e la condivisione delle emozioni
Per molti anni si è detto che le persone autistiche non provano emozioni, non le condividono e non le leggono negli altri.
Ma chi vive con loro e le conosce bene impara a vedere e a riconoscere le emozioni che le animano.
Si rende conto che il problema non è nel provare l’emozione, ma nelle modalità di espressione e condivisione.
Persone autistiche con funzionamento cognitivo nella norma o superiore non hanno in genere difficoltà a spiegare cosa provoca in loro una determinata emozione: la riconoscono e sanno spiegare in quali attività o in quali condizioni le provano.
Fanno invece molta più fatica a spiegare come si sentono dentro e a tradurre in parole il gradiente dell’emozione.
Le donne sono spesso più ricche nelle descrizioni di quello che provano.
Il masking, l’imitazione e l’adattamento
Il masking è una strategia di mascheramento del proprio modo di essere tipica dell’autismo. Si accompagna all’imitazione di un modello considerato socialmente più adeguato. Molte donne autistiche, più degli uomini, descrivono la tendenza a ricorrere al masking.
Il modello può essere concreto, imitare per esempio una persona conosciuta, oppure si può avere un’idea generale di come la società si aspetta che la persona si comporti e mettere in atto queste strategie.
Fin da piccoli di essere diversi senza tuttavia poter comprendere in cosa, tendono quindi a sentirsi inadeguati e a sforzarsi di essere il più vicini possibili agli standard comportamentali che percepiscono essere “normali”.
Ma anche quando trovano un modello concreto in una persona che reputano socialmente di successo, possono imitarla ma si tratta più che altro di una forma di recitazione che non evolve mai nell’elaborazione di un proprio modo di essere.
Il masking resta quindi sempre una strategia che richiede sforzo e che non fa sentire a proprio agio con sé stessi. La persona si sente “finta”, qualche volta si sforza talmente tanto da non saper più riconoscere chi è veramente.
Riteniamo che le donne siano più impegnate nel masking soprattutto per motivi culturali e sociali: ci aspettiamo un maggiore autocontrollo nelle femmine piuttosto che nei maschi.
Il ricorso al masking rende più difficile osservare i comportamenti autistici nelle donne e ha una ricaduta negativa sul loro racconto, proprio perché sembra esserci un forte divario fra quello che la persona mostra di essere e quello che riferisce rispetto ai propri vissuti.
Questo è uno dei principali motivi per cui è tanto più difficile riconoscere i sintomi nelle donne autistiche.
Ipersensibilità sensoriale nell’autismo
Non sono mai state evidenziate differenze sostanziali nel profilo sensoriale fra donne e uomini autistici.
Le donne vivono alcune condizioni particolari che gli uomini non vivono di frequente o che non vivranno mai. In particolare, durante la gravidanza e nell’allevamento dei bambini, la sensibilità sensoriale aumenta in modo significativo. È normale e fa parte dell’esperienza di tutte le donne che hanno avuto figli. Per contro, dopo il parto sembra che la sensibilità sensoriale torni ai livelli minimi del periodo pre-gestazionale.
Le donne autistiche, invece, riferiscono due dimensioni diverse:
- un aumento molto intenso della sensibilità sensoriale durante la gravidanza;
- un mantenersi molto alto della sensibilità sensoriale dopo il parto
ma la letteratura rispetto a questa dimensione è quasi inesistente.
In attesa di studi più approfonditi appare necessario sostenere le donne autistiche che decidono di avere figli nell’individuare meglio il proprio profilo sensoriale e nel prevedere che la gravidanza sarà senza dubbio un momento difficile sotto questo aspetto.
Richiederà quindi una maggior tutela e una minore esposizione a stimoli sensoriali eccessivi e inutili durante il periodo gestazionale e una maggior tutela dopo la gravidanza, nei mesi successivi, finché i livelli di sensibilità rientrano e tornano il più vicini possibile al livello precedente alla gravidanza.
Articolo tratto dalla lezione del Percorso Formativo Psicologia InFormazione: “L’autismo nelle donne: fra difficoltà diagnostiche e caratteristiche peculiari” della Dr.ssa Raffaella Faggioli
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