Separazioni e divorzi: come i professionisti devono agire in modo multidisciplinare e integrato

Separazioni e divorzi: come i professionisti devono agire in modo multidisciplinare e integrato

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Separazioni e divorzi: processi spesso conflittuali

Le separazioni e i divorzi sono, oggi, considerate esperienze fisiologiche della vita, un evento critico che sempre più famiglie attraversano. Il dato più rilevante, tuttavia, è la portata sempre maggiore della loro problematicità e della loro complessità.

Nel processo che conduce una coppia a dividersi è spesso insito il conflitto, esacerbato e patologico. Sono coppie che hanno effettuato una separazione che ha fallito nel suo intento. Coinvolte in un legame senza fine, con costi elevatissimi sul piano personale e relazionale.

Tale legame distorto e patologico arriva a fagocitare tutte le sedi in cui esso si sposta, compreso il contesto giudiziario e istituzionale. In questi conflitti che non si spezzano mai, i figli sono le vittime e i genitori i carnefici inconsapevoli.

I bambini, utilizzati come arma di attacco e di ricatto tra i genitori, subiscono profonde ferite emotive. Se le modalità comunicative e relazionali disfunzionali persistono, arrivano a manifestare reazioni acute, fino allo sviluppo di vere e proprie patologie.

I bambini, utilizzati come arma di attacco e di ricatto tra i genitori, in #separazioni e #divorzi subiscono profonde ferite emotive. Possono manifestare reazioni acute, fino allo sviluppo di patologie | #ECM #Psicotraumatologia Condividi il Tweet

Prevenire i rischi per i minori e per i genitori

Il lavoro dei professionisti coinvolti nelle varie fasi di questo processo ha un significato che deve andare oltre l’ambito giudiziario. Deve porsi in un’ottica di prevenzione di possibili rischi evolutivi per i minori e di traumi irrecuperabili per i genitori.

Un’attenta analisi deve essere rivolta alle linee operative cliniche e socio-giuridiche previste per la protezione e la tutela dei minori. Fondamentale applicare una corretta metodologia di intervento che tenga conto della necessità di lavorare sulla relazione e sui legami affettivi della famiglia.

Le azioni sociali, cliniche e giuridiche messe in atto devono essere sostegno e parte integrante della soluzione e non del problema.

Il lavoro dei professionisti deve andare oltre l’ambito giudiziario. Deve porsi in un’ottica di prevenzione dei rischi evolutivi per i minori e di traumi irrecuperabili per i genitori | #ECM #Separazioni #Divorzi #Psicotraumatologia Condividi il Tweet

Il metodo multidisciplinare e integrato per la gestione di separazioni e divorzi

Il metodo multidisciplinare e integrato è un metodo per la gestione di separazioni e divorzi. Fa riferimento al modello bio-psico-sociale integrato ed è alla base dell’attività clinica, diagnostica e terapeutica. Secondo questo orientamento il modello neurobiologico, evolutivo, psicoanalitico, cognitivo, sociale concorrono tutti alla progettazione e alla realizzazione del percorso più idoneo di cura.

L’intervento del singolo professionista (neuropsichiatra infantile, psicologo-psicoterapeuta, assistente sociale, educatore e altri professionisti dediti alla relazione di aiuto), da solo non è sufficiente. Non riesce a rispondere adeguatamente alla complessità delle realtà che giungono alla sua osservazione.

Secondo il metodo multi-disciplinare e integrato il modello neurobiologico, evolutivo, psicoanalitico, cognitivo, sociale concorrono alla progettazione e alla realizzazione del percorso più idoneo di cura | #ECM #Psicotraumatologia Condividi il Tweet

Praticando da tempo attività nell’area sociale e del diritto di famiglia, in particolar modo con minori, abbiamo imparato a valutare in modo analitico i bisogni espressi dalla popolazione.

Ciò ha cominciato a farci porre la domanda oggetto del nostro articolo: “e se fossimo parte del problema?”.

Separazioni, divorzi, more uxorio

La separazione personale, giudiziale o consensuale è disciplinata dell’art. 150 comma 1 c.c. Non incide sulla validità e efficacia del vincolo matrimoniale, ma determina la sospensione degli effetti personali del matrimonio in attesa della riconciliazione o del divorzio, a meno che i coniugi non intendano mantenere lo status di separati.

Il divorzio è l’istituto giuridico che permette lo scioglimento (in caso di rito civile) o la cessazione degli effetti civili del matrimonio (in caso di rito concordatario) quando tra i coniugi è venuta meno la comunione spirituale e materiale di vita. Anche il procedimento di divorzio può seguire due percorsi alternativi:

  • congiunto, quando c’è accordo dei coniugi su tutte le condizioni da adottare
  • giudiziale, quando non c’è accordo

Il divorzio è disciplinato dal Codice Civile (art. 149 c.c.), dalla Legge n. 898/1970 e dalla Legge n. 74/1987. Con il divorzio viene meno lo status di coniuge. Si possono contrarre nuove nozze e l’ex moglie perde la facoltà di utilizzare il cognome dell’ex marito. La sentenza di divorzio potrà anche stabilire provvedimenti su:

  • questioni patrimoniali e assegnazione dell’abitazione familiare
  • versamento assegno divorzile
  • affidamento della prole.

La convivenza more uxorio

La convivenza more uxorio è in sostanza la relazione affettiva e solidaristica che lega due persone in comunione di vita. La legge n. 76/2016 (Legge Cirinnà) ne ha introdotto la disciplina nel nostro ordinamento.

I figli naturali nati al di fuori del matrimonio sono parificati ai figli legittimi nati in costanza di matrimonio (D. lgs. n. 154/2013). Pertanto, in una coppia di fatto che si separa, ogni genitore, in assenza di accordo per gestire la relazione con i figli, può rivolgersi al Tribunale ordinario. Spetterà così all’Autorità Giudiziaria stabilire la misura dell’assegno di mantenimento, il diritto di visita, l’affidamento e l’assegnazione della casa familiare.

La #MoreUxorio è la relazione affettiva e solidaristica che lega due persone in comunione di vita. I figli nati al di fuori del matrimonio sono parificati ai figli legittimi nati in costanza di matrimonio | #ECM #Psicologi Condividi il Tweet

Saper identificare le fasi del conflitto nelle separazioni e nei divorzi

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Matrimoni, Unioni Civili, Separazioni e Divorzi in Italia. Dati ISTAT.

 

Litigio, conflitto, alta conflittualità e violenza nelle separazioni e nei divorzi sono condizioni che dobbiamo saper distinguere se vogliamo lavorare in situazioni traumatiche. Per farlo dobbiamo imparare a evidenziare le cause e gli indicatori. Le prime sono un pretesto, le seconde hanno a che fare con la sfera del dominio (finanziario, proprietà, affidamento, accesso ai figli), della tattica (evitamento questioni, aggressioni verbali, discussioni, coercizione, aggressione fisica, uso manipolatorio dei professionisti, coalizioni di supporto) e atteggiamento (intensità emozioni negative e ostilità aperta o subdola diretta ad una delle parti) e sono proprie dell’alta conflittualità.

“Conflitto rimanda ad un aspetto intrinseco ai processi di socializzazione. È un incontro tra individui nella relazione interpersonale e rappresenta un confronto potenzialmente conflittuale. La relazione è un incontro di differenze che occasionalmente si integrano e che non si risolvono mai in maniera stabile nell’uguaglianza di intenti, sentimenti, pensieri, azioni e convinzioni”

Possiamo definire, invece, una separazione come “gravemente conflittuale” quando la coppia presenta nel tempo modalità rigide e distruttive di relazione che finiscono per coinvolgere pesantemente i figli. Non c’è alcuna possibilità di raggiungere accordi rispetto alla gestione degli stessi ne in altre aree della separazione. In queste situazioni il conflitto si “cronicizza” mantenendosi inalterato o accentuandosi anche a separazione avvenuta.

L’alta conflittualità, in separazioni e divorzi, rappresenta l’indicatore di una mancata possibilità di elaborazione della sofferenza legata all’evento separativo che risulta attuato nei fatti, ma incompiuto sul versante emozionale e mette i figli in una forte condizione di rischio configurandosi per certi aspetti come una mascherata forma di maltrattamento psicologico.

L’alta conflittualità, in alcune #separazioni e #divorzi, mette i figli in una forte condizione di rischio configurandosi per certi aspetti come una mascherata forma di maltrattamento psicologico | #ECM #Psicotraumatologia Condividi il Tweet

Identificare le fasi del conflitto, una skill fondamentale

È fondamentale imparare a identificare le fasi del conflitto in quanto questo è un processo non lineare che può farlo percepire come intrattabile.

Invece, è importante individuare a quale stadio si trovano le persone, che percezione hanno loro del conflitto e della loro di posizione. Poterlo restituire permette di individuare strategie e tattiche perché a noi professionisti serve capire dove ognuno dei due genitori si trova per trattarli in maniera appropriata ed evitare che retrocedano.

Senza questi passaggi saremo parte del problema, perché solo i clinici possono lavorare per sanare le cause del conflitto. Gli altri professionisti devono integrarsi affinché:

“il bambino diventi quindi l’obiettivo di un intervento multi-focale e integrato, che va progettato tenendo il focus su di lui, partendo dalla valutazione attenta della sua condizione emotiva, attenzione che dovrebbe essere garantita anche da una rete inter-istituzionale che ne tutela i diritti, sia nei percorsi di sostegno e cura sia all’interno di contesti complessi come quelli giudiziari”.

È importante individuare a quale stadio si trovano le persone nel conflitto per trattarli in maniera appropriata ed evitare che retrocedano | #ECM #Separazioni #Divorzi #Psicotraumatologia Condividi il Tweet

Stare accanto senza schierarsi

Sotto il profilo giuridico, il Diritto di Famiglia è materia estremamente delicata. Per gli interessi trattati, porta Avvocato e Giudice ad entrare nella vita privata delle persone con un forte coinvolgimento emotivo. Indispensabile è che se ne occupi un Giudice specializzato. La trattazione delle cause di famiglia richiede il possesso di conoscenze non solo giuridiche ma anche psicologiche, sociologiche, ecc..

Importante è anche il ruolo degli Avvocati chiamati a ricercare soluzioni il più possibile condivise per i propri Assistiti, evitando di esasperare il conflitto nel rispetto del principio di verità e trasparenza e degli obblighi sanciti dagli artt. 88 e 89 c.p.c. che assumono un significato e una portata ancor più pregnante a tutela dei figli minori coinvolti.

La verità come concetto culturale che deve informare anche l’attività difensiva dell’Avvocato che, per consuetudine, è il primo soggetto a cui le persone si rivolgono e ha, dunque, un importante rilievo sociale e etico nella gestione delle vicende separative.

La trattazione delle cause di famiglia non richiede solo il possesso di conoscenze, ma anche di conoscenze psicologiche e sociologiche. | #ECM #Psicotraumatologia #Psicologia #Separazioni #Divorzi Condividi il Tweet

Egli riveste un ruolo fondamentale che non può essere limitato alla tutela del proprio assistito, dovendo improntare il proprio agire a un prioritario principio di responsabilità etica e sociale. Quale rappresentante degli interessi degli adulti/genitori non può ignorare che, al centro delle vicende nelle quali è chiamato ad intervenire, c’è un minore la cui protezione/tutela può essere in contrasto con la posizione assunta dai genitori.

È la tutela del minore che orienta, in maniera predominante, tutto il processo di famiglia che ancor più assume funzione di garanzia: il minore è portatore d’interessi e soggetto di diritto autonomo (Convenzione di New York del 1989 e di Strasburgo del 1996).

Separazioni e divorzi, l’intervento dei servizi sociali

Rilevazione del danno a sfavore del minore

La prima suggestione che vorremmo lanciare è come si arriva all’intervento dei Servizi sociali, presupponendo che non entrano in relazione con le persone per curiosità o intromissione. Nella prima fase del processo di intervento, ovvero la rilevazione del danno a sfavore del minore, è fondamentale domandarsi se esiste o meno una situazione di pregiudizio (maltrattamento, abuso, violenza, incuria, trascuratezza, negligenza) tali da esporre il minore anche a un trauma.

Come si arriva all’intervento dei Servizi sociali? Nella rilevazione del danno a sfavore del minore è fondamentale domandarsi se esiste una situazione di pregiudizio che può esporlo a un trauma | #ECM #Psicotraumatologia Condividi il Tweet

La rilevazione viene definita come

“l’individuazione dei segnali di malessere dei minori e dei rischi per la loro crescita connessi alle condotte pregiudizievoli degli adulti, distinguendo il rischio del danno subìto dagli stessi, e nella prima individuazione delle capacità protettive immediatamente disponibili in ambito familiare”.

Questa fase coinvolge tutti e, in modo particolare, coloro che fanno parte dei settori educativi, scolastici, di assistenza sociale, di prevenzione, sanitari e giuridici che ruotano attorno al minore una volta emersa una situazione di rischio o di danno, sospetto o conclamato.

Coinvolgimento dei genitori

Dopo aver accertato una situazione sfavorevole, lungo la seconda fase del processo di intervento, il professionista (pubblico o privato) si trova a dover affrontare due compiti non affatto semplici: il coinvolgimento dei genitori per discutere con loro di quanto si è rilevato e verificare se vi siano o meno le condizioni che obbligano la segnalazione della situazione al Tribunale per i minorenni, ovvero alla Procura penale del Tribunale Ordinario in caso di ipotesi di reato.

Non sempre si riesce a contare sulla collaborazione spontanea delle famiglie perché queste non percepiscono lo stato di rischio in cui si trovano i loro bambini e di conseguenza non si attivano per trovare una soluzione a tale sofferenza.

Si tratta di famiglie oppresse da una moltitudine di problemi personali o di coppia, che spingono questi genitori a rinunciare al loro compito nei confronti dei figli. Il mandato può essere di grande aiuto nella promozione di una spinta verso il cambiamento che non potrebbe mai realizzarsi senza la presa in carico coatta.

Non sempre si riesce a contare sulla collaborazione delle famiglie perché queste non percepiscono lo stato di rischio in cui si trovano i loro figli e non si attivano per trovare una soluzione | #Separazioni #Divorzi #ECM Condividi il Tweet

L’indagine

L’indagine è la terza fase del processo d’intervento ed è fondamentale per l’accertamento dei rischi che corre il minore. Infatti, dopo la segnalazione alla Procura sarà inviato un provvedimento, che contiene in primo luogo una misura di protezione per il minore volta a interrompere il danno o annullare il fattore di rischio. L’indagine, dato che è espressamente richiesta dal giudice, fornisce agli operatori un potere maggiore rispetto a quello che possedevano nella fase della rilevazione.

Il termine “indagine sociale o psicosociale” tende a essere circoscritto ai contesti in cui l’Autorità giudiziaria chiede al Servizio sociale di raccogliere informazioni sulla situazione di un minore e della sua famiglia, nell’ambito di procedimenti volti a valutare la necessità di provvedimenti di limitazione della responsabilità genitoriale o di affidamento dei figli ad altre figure.

L’affido al Servizio Sociale, inteso come affiancamento familiare e limitazione della responsabilità genitoriale, trova la sua origine nella necessità di tutelare il minore da condotte genitoriali pregiudizievoli, in un contesto familiare in estrema fatica.

La presa in carico richiesta dal Giudice attribuisce al Servizio Sociale una funzione determinante nelle decisioni che verranno assunte per il minore, tenuto conto dell’esito delle indagini effettuate sulle capacità di accudimento dei genitori e sulla condizione psicoaffettiva del bambino in relazione al papà e alla mamma.

Fondamentale è, dunque, l’apporto dei professionisti del Servizio Sociale che hanno il delicato compito di rappresentare al Giudice non solo la posizione degli adulti coinvolti nel conflitto ma anche (e soprattutto) il punto di vista del minore, tutelando il precipuo interesse del bambino e adoperandosi affinché siano preservati i suoi naturali processi affettivi e educativi.

L’indagine è la terza fase del processo d’intervento dei Servizi sociali ed è fondamentale per l’accertamento dei rischi che corre il minore | #ECM #Separazioni #Divorzi #Psicologia #Psicotraumatologia Condividi il Tweet

Disposizione dell’Autorità Giudiziaria

L’invio disposto dall’Autorità Giudiziaria può avere natura istruttoria, esecutoria e/o di controllo. Spesso accade che venga richiesto al Servizio di fornire utili informazioni sui percorsi separativi o sulle possibili soluzioni alternative, così da consentire al Giudice di poter correttamente calibrare il proprio provvedimento sulla base di una visione complessiva della situazione.

Al fine di scongiurare fraintendimenti e confusione, è indispensabile che, nei provvedimenti giudiziari, sia espressamente specificato:

  • il contenuto dell’affido,
  • gli obiettivi da raggiungere,
  • la suddivisione di compiti e ruoli,

così da consentire ai professionisti del Servizio Sociale di “lavorare” insieme ai genitori (e non contro di loro, come spesso viene percepito) nell’interesse del bambino, in un contesto chiaro e trasparente.

Il rispetto e la correttezza nell’applicazione delle norme e del quadro giuridico di riferimento devono, dunque, trovare la più puntuale espressione nello specifico contesto in cui si esplicita il lavoro del Servizio Sociale il cui intervento avviene su specifico mandato del Giudice. Massima cura deve, poi, essere riservata alle relazioni e azioni di tutti i soggetti coinvolti, al fine di coordinare in modo costruttivo la pluridimensionalità degli interventi.

L’indagine è un ottimo strumento per stabilire, quando possibile, un’alleanza di lavoro con persone diffidenti, ostili con un enorme carico di problemi e sofferenza ed è necessaria la capacità di integrazione con tutti i professionisti pubblici e privati che partecipano all’affronto della situazione.

Possibili conclusioni di separazioni e divorzi

La decisione sull’affidamento (e sul modo d’intenderlo e applicarlo) incide fortemente sulla vita dei figli coinvolti in separazioni e divorzi.

L’Affidamento Condiviso rimane il regime che i Giudici tendono a preservare nel rispetto del principio della Bigenitorialità inteso quale presenza comune dei genitori nella vita del figlio, idonea a garantire una stabile consuetudine di vita e salde relazioni affettive con entrambi, i quali hanno il dovere di collaborare nella sua assistenza, educazione ed istruzione.

Ma qual è la prassi giurisprudenziale quando il conflitto è talmente alto da compromettere la bigenitorialità e impedire l’affidamento condiviso?

Affidamento Esclusivo o Superesclusivo: si giustifica quando la conflittualità si traduce in un pregiudizio per il minore;

Affidamento all’Ente – Servizi Sociali: in caso di mancata proficua relazione genitoriale addebitabile a entrambi i genitori, il Giudice ricorre a un affidamento a terzi (inteso come modalità transitoria volta a consentire il recupero della genitorialità) sia pure, in molti casi, lasciando i figli collocati presso il genitore convivente.

L’#AffidamentoCondiviso rimane il regime che i Giudici tendono a preservare nel rispetto del principio della Bigenitorialità inteso quale presenza comune dei genitori nella vita del figlio | #ECM #Separazioni #Divorzi #Psicologia Condividi il Tweet

Affidamenti intrafamiliari, eterofamiliari o collocazione in struttura

L’affidamento intrafamiliare presso parenti, eterofamiliare o la collocazione in struttura (in ipotesi di necessità terapeutica o di minore manipolato o condizionato) vengono previsti in casi particolarmente pregiudizievoli.

L’affidamento, regolato dalle Leggi n. 149/2001 e n. 173/2015, prevede che il minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo, nonostante gli interventi di sostegno e aiuto disposti, sia affidato a una famiglia (diversa da quella d’origine) o a una struttura in grado di assicurargli il mantenimento, l’educazione, l’istruzione e le relazioni affettive di cui egli ha bisogno.

Viene disposto in caso di instabilità familiare al fine di garantire al minore il diritto di crescere in un ambiente che possa rispettare i suoi bisogni, soddisfare le sue esigenze educative e affettive.

La durata dipende dalle difficoltà dei genitori e il rientro del minore in famiglia è connesso al superamento dei motivi che hanno determinato l’allontanamento. Il periodo non può superare i 2 anni, salvo necessità di proroga in ipotesi di pregiudizio per il minore. Vengono mantenuti i rapporti con la famiglia di origine al fine di perseguire il rientro del minore nel proprio contesto familiare.

L’affidamento intrafamiliare, eterofamiliare o la collocazione in struttura viene disposto in caso di instabilità familiare per garantire al minore il diritto di crescere in un ambiente rispatti i suoi bisogni | #ECM #Psicologia Condividi il Tweet

Cosa fare per contenere il trauma?

L’integrazione dei saperi è indispensabile affinché le persone siano sostenute in modo completo, con sguardi diversi e complementari, nella gestione di separazioni, divorzi e situazioni familiari complesse. Un intervento sinergico che integri competenze e professionalità diverse (psicologiche, giuridiche e sociali) e insieme necessarie, risponde a richieste e bisogni molto profondi e personali.

Le persone non si devono sentire frammentate, scisse, disorientate ma viste e comprese nella loro unicità, sostenute e accompagnate nel cambiamento lacerante che stanno affrontando,

Ogni persona ha una sua storia, un’unica e irripetibile soggettività. La frammentazione di una soluzione in “pezzi di competenza” rischia di spersonalizzare il problema e ridurlo in tanti piccoli lembi. Ciascun Servizio e professionista è chiamato a dare una risposta efficiente trascurando, però, la complessità dell’intervento nella sua interezza.

L’integrazione dei saperi è indispensabile affinché le persone siano sostenute con sguardi diversi e complementari, nella gestione di #separazioni, #divorzi e situazioni familiari complesse | #ECM #Psicotraumatologia Condividi il Tweet

Soluzioni Professionali coordinate e condivise

È necessario che le varie soluzioni proposte dai vari professionisti per gestire separazioni e divorzi siano coordinate così da individuare un unico e univoco risultato. Un’autentica integrazione dei saperi garantisce risposte e proposte complete, rispettose delle individualità e considerate efficaci anche dai Giudici che assumono, poi, i conseguenti provvedimenti.

Questo metodo di lavoro consente di agire sulla conflittuale dimensione quotidiana in cui le persone sono coinvolte, modificandola. L’integrazione, la sinergia, il coordinamento, la condivisione delle responsabilità, se assunte con questo pensiero, diventano una scelta etica, non soltanto tecnica.

Per ogni professionista operare all’interno di una rete interdisciplinare è una sfida impegnativa e mai scontata. La competenza nel lavorare in team richiede, infatti, l’osservazione dei processi in atto e l’analisi delle proprie modalità di interazione.

Al fine di trovare nuovi equilibri, la persona, attraverso l’intervento dell’avvocato, dello psicologo e dell’assistente sociale, è tutelata sotto il profilo giuridico e sostenuta sotto il profilo socio clinico.

La ricerca di un nuovo equilibrio proprio, individuale, consente, infatti, ai genitori di mantenere una cura attenta e lucida sui figli. Questi vanno posti al centro, senza deragliare in strumentalizzazioni e dinamiche conflittuali, all’evidenza pregiudizievoli.

La ricerca di un nuovo equilibrio, consente ai genitori di mantenere una cura attenta sui figli, ponendoli al centro, senza deragliare in dinamiche conflittuali | #ECM #Psicotraumatologia #Separazioni #Divorzi Condividi il Tweet

 


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Articolo tratto dalla lezione del Percorso Formativo Psicologia InFormazione di S. Ritorto e C. Colleoni: “Quando gli interventi sociali, clinici e giuridici sono parte del problema e non della soluzione”



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